sabato 30 luglio 2011

Conflitti a via Padova


Milano via Padova maxi rissa tra bande di latinos e nordafricani: chissà se Mazzali terrà presente la proposta di mediazione dialogica offerta per gestire tali criticità, già offerta nell'Officina di Pisapia prima delle elezioni. Si resta in vigile attesa...
L. Colaianni

La destra nemica dell'ambiente



La prossima battaglia della destra? Negare il riscaldamento globale

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A volte per conoscere in anticipo cosa farà il centrodestra è utile leggere quanto si scrive su giornali e blog apparentemente non legati a quella parte politica. Tra le migliori fonti in questo insieme variopinto di commentatori “intelligenti”, “moderati” e “terzisti” c’è TheFrontpage.it, il blog (in realtà un vero e proprio giornale) di Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi, già dalemiani ma da tempo passati ad una presunta neutralità: per uno dei due consiste nel curare le campagne elettorali dei candidati del Pdl, mentre per l’altro si traduce nel fare l’opinionista per “il Giornale”.
Da qualche tempo su TheFrontPage, nella categoria “Scienza e Tecnologia”, si possono leggere articoli con titoli come questi: “Congelati o arrostiti, dovete morì!”, “Verdi come i dollari”, “L’uomo che inventò l’eco-catastrofismo” tutti firmati con lo pseudonimo Portoreale (ma come vedremo di reale c’è ben poco).
La tesi è sempre la stessa: il cambiamento climatico non esiste, se esiste non porterà catastrofi e soprattutto non è causato dall’uomo; chi lo afferma lo fa per guadagnarci e fa parte della Climate Change Inc., la quale complessivamente muoverebbe più denaro che l’industria del petrolio (sic!). A capo di tutto c’è Al Gore.
Ma davvero il global warming è una bufala, come sostengono Velardi e Rondolino? Purtroppo per noi, no. Si tratta invece di una evidenza scientifica supportata da dati, ricerche, modelli, verificabile da chiunque. La scienza da alcuni anni ha accertato che ormai vanno considerati fatti: 1) il riscaldamento globale esiste; 2) esso è in larga parte dovuto all’attività umana; 3) esso comporta cambiamenti climatici misurabili e documentabili che possono condurre a catastrofi.
Gli articoli di TheFrontPage, invece, riprendono siti e blog (in gran parte americani, come Climate Change Hoax) che negano queste tesi. Non si tratta di documenti scientifici, quanto invece di qualcosa che, per linguaggio e metodo, rassomiglia molto all’arcipelago dei siti “complottisti” sull’11 settembre. La coincidenza è sconcertante: si attaccano i sostenitori del global warming antropico sul piano personale, accusandoli di guadagnarci; si insinua che essi sono parte di un complotto internazionale; si fa leva sui fatti ancora non spiegati o dubbi per affermare che l’intero impianto teorico, comprese le sue conseguenze, è fallace (che è un po’ come dire che il Modello standard della fisica quantistica è una bufala solo perché non è ancora stato scoperto il bosone di Higgs o perché esiste anche la teoria delle stringhe); si contrappongono le diverse modellizzazioni per concludere che, poiché in contraddizione su alcuni aspetti, sarebbero tutte false, il che equivale ad affermare che, siccome la Relatività generale è diversa dalla gravità newtoniana, allora sono sbagliate entrambe (mentre sono entrambe “vere” sia pure con gradi di approssimazione differenti). Nei casi più gravi si presentano dati falsi a sostegno della propria tesi negazionista.
La parte più divertente del negazionismo climatico riguarda i finanziamenti alle ricerche. Poiché – si sostiene – il catastrofismo fa molto parlare di sé, esso attrae finanziamenti pubblici e privati più facilmente di quegli studi che tendono a ridimensionare la portata dell’intervento umano nei cambiamenti climatici e dei cambiamenti stessi. Il fatto divertente è che i pochi studi di questo genere hanno attratto eccome investimenti: quelli dei petrolieri, ed in particolare della EXXonMobil. Studi che, ovviamente, la comunità scientifica ha respinto perché farlocchi. Diffondere il dubbio su una tesi scientifica comunemente accettata è il modo che hanno le industrie di mitigare i limiti che i politici potrebbero imporre alle emissioni. E’ esattamente lo stesso metodo usato per contestare la pericolosità del tabacco: anche in quel caso le industrie finanziarono studi di parte il cui esito era scritto già prima di iniziare la ricerca.
Tutto ricorda da vicino – troppo da vicino – le strampalate tesi degli antievoluzionisti. Non pare quindi un caso che il Paese dove più alta è la percentuale di scettici (tra la gente comune), in entrambi i casi, sono gli Stati Uniti.
Tanto per avere un’idea di quanto l’ACC (Anthropogenic Climate Change) è condiviso nel mondo scientifico, basti pensare che tutte – sottolineo: tutte – le accademie scientifiche nazionali sostengono la sua fondatezza scientifica. Tra queste, anche quelle dei Paesi del G8, più quelle dei paesi BRIC (Brasile-India-Cina), ovvero le nazioni responsabili della quasi totalità delle emissioni dei gas serra, principale causa del riscaldamento globale. Questa adesione all’ACC, iniziata ormai da decenni, è stata confermata e si è ampliata ogni volta in occasioni degli innumerevoli e infruttuosi vertici governativi sul clima ed ha trovato la massima espressione nell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) . Ogni volta le accademie nazionali hanno evidenziato che le più recenti ricerche hanno sempre confermato l’esistenza e la pericolosità dell’ACC. Lo stesso dicasi per tutti – e sottolineo tutti – gli organismi internazionali che raccolgono gli istituti di ricerca scientifica nel mondo o nei singoli continenti. E, ancora, uno studio comparativo sulle riviste scientifiche mondiali, condotto su quasi 1000 paper tra il 1993 e il 2003 ha concluso che latotalità dei testi pubblicati, quindi sottoposti al peer review, conferma o dà per acquisito il riscaldamento globale di origine antropica. Al limite, alcuni paper differiscono per “tempo e modo” di questa influenza o mettono in dubbio alcuni aspetti specifici dei modelli climatici. Nessuno però mette in dubbio la spiegazione corrente in quanto tale. Per usare le parole della Royal Society del Regno Unito: “C’è una forte evidenza che il riscaldamento globale dell’ultimo mezzo secolo è stato causato in larga parte dall’attività umana, come la combustione dei combustibili fossili e il cambiamento nell’uso dei terreni, inclusa l’agricoltura e la deforestazione”.
Anche se il paragone è improprio, è comunque significativo notare come l’ACC goda di un consenso scientifico persino superiore a quello dell’interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica. Gli unici organismi che negano l’ACC sono i think thank legati al partito repubblicano e all’area conservatrice negli USA, dai nomi piuttosto eloquenti come “American Enterprise Institute” e “Competitive Enterprise Institute”, che spesso fanno leva sulle opinioni personali dei pochissimi scienziati negazionisti. Si tratta normalmente di ricercatori in pensione che non compiono più studi da tempo, autori di articoli senza reali basi scientifiche che non passerebbero il vaglio preliminare prima della pubblicazione su una rivista scientifica. Si parva licet, il caso ricorda un po’ gli ormai scomparsi negazionisti della meccanica quantistica che si appellavano allo scetticismo di Einstein sull’argomento. Solo che qui non c’è di mezzo la sorte del povero gatto di Schrödinger ma quella del genere umano.
Del resto tutte le teorie scientifiche hanno trovato nel corso della loro storia qualche illustre contrario. Gordon MacDonald , consigliere scientifico di Johnson e Nixon, ha negato la tettonica a zolle fino alla sua morte, avvenuta nel 2002. Solo che nessuno gli ha mai – giustamente – dato ascolto. Nel caso del clima (e purtroppo anche in quello dell’evoluzionismo) invece l’opinione pubblica è stata convinta che c’è un acceso dibattito tra gli scienziati circa la responsabilità dell’uomo nei cambiamenti climatici. La risposta è, semplicemente, no: tutti accettano che questa sia la spiegazione che supera le altre possibili, secondo le conoscenze attuali. Il dibattito riguarda i particolari, non il quadro generale, e nel tempo si fa sempre meno intenso con il perfezionamento dei modelli e delle rilevazioni che stanno confermando quanto sia importante (e urgente) fermare l’emissione di gas serra e la deforestazione.
Certo questo non significa che il dibattito tra gli scienziati sul clima non esiste. C’è chi considera certa o almeno molto probabile la preponderanza dell’ACC rispetto ad altri fattori e chi svolge ricerche tentando di trovare fattori più importanti. Non è una novità. Per come funziona la scienza il dibattito non si chiude mai, perché altrimenti non sarebbe scienza, ma fede: qualsiasi acquisizione della scienza viene sempre, costantemente, messa sotto il torchio della ricerca, tesa a confutare l’acquisizione stessa. E non deve sorprendere che spesso siano proprio i sostenitori di una certa tesi a cercare la prova contraria: è proprio dal fallimento delle possibili falsificazioni che una teoria scientifica prende forza. Il riscaldamento globale di origine antropica non fa eccezione e i modelli fin qui elaborati hanno calcolato la differenza tra il riscaldamento dovuto a fattori naturali e quello causato dall’uomo, concludendo che il peso dell’uomo è di gran lunga maggiore dei fattori naturali e ciò che potrebbe farci fare la fine dei dinosauri.
Perché questo argomento torna in auge proprio ora? Appare sin troppo evidente la coincidenza con la marcia indietro sul nucleare da parte di diversi Paesi industrializzati. I produttori di energia hanno bisogno di dimostrare che carbone, petrolio e gas sono innocui o quasi. Per farlo hanno bisogno di diffondere incertezza, dubbio, paure sui risultati della scienza. E’ sempre la solita solfa. L’Italia come gli USA, purtroppo, è sensibile ad argomenti del genere: basti ricordare che noi siamo con l’America l’unico Paese occidentale dove il governo ha tentato di introdurre il “disegno intelligente” nell’istruzione scolastica. Siamo anche il Paese dove una legge ha normato il fine vita sulla base dell’assunzione, contraria alla scienza, che l’alimentazione artificiale non è un trattamento medico. Cercando su Google Italia “anthropogenic global warming” (la dizione con cui in genere i critici si riferiscono all’ACC) i risultati provenienti da siti negazionisti sono molte migliaia. Vi sono interi blog dedicati all’argomento, tra cui il più attivo è il sito climatemonitor.it, tenuto da alcuni blogger vicini al PdL. Questo dà una misura di quanto sia pericolosa la campagna che vedremo presto partire in grande stile sui giornali d’area berlusconiana, sui blog fintamente “terzisti” e sulle tv, approfittando ovviamente di “questo strano luglio troppo fresco”.
Guido Iodice
Articolo tratto dal sito di Sinistra Ecologia Libertà
http://www.sinistraecologialiberta.it

venerdì 29 luglio 2011

Intervista a Nichi Vendola su "La Repubblica" 29/07/2011

ARTICOLO: QUANDO LA POLITICA È DEBOLE…

Autore: redazione
Intervista a Nichi sulla questione morale, a cura di Giovanna Casadio, pubblicata su Repubblica di oggi.
ROMA - “Talvolta ho schifo sia del fango che della macchina del fango…”. Nichi Vendola, il leader di Sel, va all´attacco sulla questione morale, che preferisce chiamare “la questione politica di questo paese, perché quando la politica è debole prendono la scena corrotti e corruttori”. 
Il Pd è nei guai giudiziari: molto fango sul partito di Bersani, o semplicemente le inchieste su Penati, Tedesco, Pronzato hanno qualche fondamento?
“Le inchieste svelano il fango che c´è dentro tutti i sistemi di potere, che scorre nelle vene della politica quando diventa povera di passioni ed è avvelenata dalle lobby e dai trafficanti di consenso. Vorrei non mettere esclusivamente sulle spalle di un partito una questione che interroga tutti noi, visto che a 20 anni da Tangentopoli, come nel gioco dell´oca, torniamo alla casella di partenza. Se ai tempi di Mani pulite la corruzione definiva una sorta di patologia, oggi l´impressione è che siamo dinanzi alla fisiologia del sistema politico innervato di corruttela e affarismo”.
Lei fa di tutta l´erba un fascio?
“Parlo del centrosinistra, di tutti noi, con un´avvertenza: per noi non vale e non può valere la parabola evangelica del “voi guardate la pagliuzza nel nostro occhio invece della trave nell´occhio del centrodestra”, perché penso che i fenomeni di pubblica immoralità non si possono pesare, non hanno una gerarchia. Il punto è: la questione morale è o no una grande questione politica, che ha a che fare con la fragilità costitutiva della nostra borghesia? Siamo di fronte a una sorta di “mucillagine” istituzionale e la politica è spiazzata. Il ceto politico è un insieme di negoziatori di interessi localisti, lobbistici, corporativi. Se la politica si organizza come mercato elettorale, allora la compravendita si potrà fare in Transatlantico, in quello che è diventato il paese di Scilipoti”.
Tuttavia, Bersani fa bene a minacciare una class action degli iscritti contro la macchina del fango sul Pd?
“Capisco la difficoltà che vive il Pd in questo momento e anche il sentimento di assedio che si riverbera nelle parole di Bersani. Però credo che bisogna evitare di imboccare le scorciatoie, o di offrire rappresentazioni complottistiche: il problema c´è ed è gigantesco, chiama in causa la nostra capacità di rinnovamento”.
La diversità della sinistra è quindi perduta?
“Esiste, se la sinistra è capace di denunciare l´immoralismo di una classe dirigente che fa operazioni di vera macelleria sociale. La diversità vive in un programma in grado di ribaltare quella incredibile coazione a impoverire i poveri e arricchire i ricchi. La questione morale è questione politica e sociale. Si dice che la politica è una casta, più che altro rischia di essere la guardiana degli interessi di tante caste. Solo lo 0,7% degli italiani denunciano redditi superiori a 100 mila euro all´anno, ma basta affacciarsi nei porticcioli per avere un´idea sommaria ma efficace di quanta ricchezza e lusso ci siano, senza rispondere a un dovere di solidarietà e di austerità”.
Non trova imbarazzante il “caso Tedesco”, che è stato ex assessore della sua giunta in Puglia?
“Oggi quella vicenda è consegnata alle aule giudiziarie. Ma tempeste giudiziarie hanno riguardato la sanità piemontese e quella lombarda. L´organizzazione della sanità è il più gigantesco luna park affaristico-corruttivo del nostro paese”.
Ha detto di volersi ritirare da questa politica che non le piace: ci ha ripensato?
“Sono entrato in politica subendo il fascino di Enrico Berlinguer: non mi sento un uomo in carriera e talvolta ho schifo sia del fango che della macchina del fango, e ci sono momenti in cui viene voglia di evadere. Ma non abbandono la battaglia politica. Non è una marcia indietro la mia rispetto a quanto detto. Però voglio combattere i miei avversari senza bisogno dello sputo, provando a rispettarne l´umanità. Il centrosinistra deve costruire un´offerta politica contro i ladri, una grande alternativa di valori, il racconto di un´Italia migliore fondata sulle virtù civiche e i beni comuni”.
Da "La Repubblica 29/07/2011
postato da Paolo Gonzaga

Il buco della Moratti

 


Comunicazioni

22 luglio 2011

Addizionale Irpef e Biglietto dell'autobus. Non si faccia propaganda, ma si ami Milano


Quando si sono aperti i libri contabili del Comune di Milano, toh, il regalo e la dote della Moratti: 184 Milioni di Euro di buco.
Entro il 31 Agosto Milano deve garantire entrate altrimenti va in default. Che significa non ricevere più fondi statali e bloccare l'erogazione di servizi essenziali.
E' la vergogna delle amministrazioni di centrodestra a cui tocca mettere una toppa.
E che fare?
Sull'Ici non si può intervenire, recupero dell'evasione non si può ascrivere a bilancio, come per vendite non ancora effettuate (come le quote di Serravalle, per fare un esempio a caso).
E' necessario, per salvaguardare Milano fare un operazione: applicare l'addizionale Irpef dello 0.2%.
E che significa?
Che i Milanesi che guadagnano più di 26.000 Euro l'anno pagheranno di media 60 Euro all'anno per garantire a Milano di esistere.
E' la più bassa addizionale d'Italia (Roma ha lo 0.9 tanto per dire) e toccherà solo chi guadagna dal benino in su.
Non sono contento, ma è una misura necessaria.
Da milanese l'accetto, con il dispiacere di vedere Milano costretta a questo.
C'è un altro nodo: l'autobus.
Milano fino ad oggi è stata la città col biglietto urbano più basso rispetto all'Europa, ma con gli abbonamenti in media nazionale.
Da sempre disincentivato l'abbonamento.
L'aumento del biglietto a 0.5 permetterà di avere servizi migliori e di salvare anche ATM, che non se la passa bene dopo che la regione Lombardia di Formigoni ha tagliato 42 milioni di Euro per il trasporto milanese.
Ma nel frattempo gli abbonamenti rimarranno invariati.
Incentivare gli abbonamenti è la politica di tutti i paesi civili. Nel frattempo il tempo di validità del biglietto passserà da 75 minuti a 90. Gli anziani sotto un certo reddito ne saranno esenti, i giovani fino a 26 (a prescindere se studenti o meno) avranno prezzi stracciati.
Chiunque da oggi userà questa minima manovra per farsi propaganda e pubblicità, per me sarà un ipocrita.
Per guadagnare qualche voto, mettere in discussione la propria città e i suoi servizi non è la soluzione a nulla.
I milanesi lo capiranno. Ne sono certo. Ricorderanno la pessima amministrazione che oltre a tagliare i fondi per i servizi sociali, non ha investito in nulla.
E rideranno di coloro che, per meschini interessi di visibilità, di convenienza e di pura propaganda, urleranno e sbraiteranno contro gli interessi della città.

Luca Gibillini
Consigliere Comunale di SEL

Articolo pubblicato il 22/07/2011 su: 

http://www.sinistraecologialiberta.it/ 


p.s. : Oggi 29 Luglio, ci giunge la buona notizia sull'applicazione e sull'esenzione dell'addizionale Irpef che é andata molto meglio di come si temeva: l'esenzione dall'addizionale Irpef non é più per i redditi sopra i 26.000, ma ne saranno esentati i redditi sino a 33.500, come ci anticipava esprimendo una sua opinione, la bravissima Patrizia Quartieri in un incontro con iscritti e simpatizzanti di Sel in Zona 2. Un ulteriore segno della saggezza di questa giunta, perché nella fascia tra i 26.000 e i 33.500 euro c'è un mondo di onesti lavoratori, che pagano le tasse fino in fondo e che certo non se la passano bene. Diciamo che quindi la tanto detestata aliquota si risolve che i milanesi che guadagnano più di 33.500 euro dovranno pagare una sessantina d'euro...
Paolo Gonzaga
SEL Zona 2

postato da Paolo Gonzaga il 29/07/2011

giovedì 28 luglio 2011

Altramanovra





Basta missioni militari: con quei 4 miliardi asili e parchi giochi

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La recente manovra economica del governo ha messo in ginocchio il sistema delle autonomie locali e il taglio di 9 miliardi si scaricherà sui cittadini con la cancellazione di sevizi essenziali, tagli alle politiche ambientali,aumento della tassazione locale. Una contraddizione inaccettabile se la mettiamo in relazione con l’aumento delle spese militari e i costi delle missioni militari.
La morte del 41 militare italiano in afghanistan ci aggiorna il conto umano inaccettabile di queste guerre . Bisogna riprendere l’iniziativa politica e sociale di sel ed aggrdire il nodo manovra economica – costi delle missioni militari – tagli ai servizi locali lanciando una vera e propria campagna di mobilitazione capace di coinvolgere tutti i gli amministratori locali di SEL.
Per questo il 17 settembre nell’ambito della festa regionale di SEL a Firenze abbiamo convocato una grande iniziativa di tutti i consiglieri comunali, provinciali, regionali di SEL per una giornata di discussione e di lotta contro la manovra economica, le spese militari e per rilanciare un nuovo modello di welfare municipale ed economia ecologica del territorio per uscire dalla crisi e riconquistare la speranza ne futuro.
Paolo Cento

martedì 26 luglio 2011

L'importanza di iscriversi a Sinistra Ecologia Libertà, se vogliamo cambiare questo paese e il mondo

In  un momento in cui la finanza globalizzata sta franando, distruggendo ogni residua illusione nel neo-liberismo e nelle magnifiche sorti del libero mercato globale, (per chi ne ha mai avute) c'è un progetto in Italia che indica il percorso per una nuova sinistra del XXI secolo. Per dare forza a questo progetto, c'é bisogno delle migliori intelligenze e della massima partecipazione dei cittadini e delle cittadine. Ecco perché vale la pena iscriversi a Sinistra Ecologia Libertà. L'appello di Vendola é stato fatto l'anno scorso e alla luce degli ottimi risultati ottenuti, assume una validità e una attualità ancor più forti.
Paolo Gonzaga

APPELLO DI NICHI VENDOLA

lunedì 25 luglio 2011

Per un Parlamento pulito, per una politica fatta per passione e perché i corrotti e criminali stiano fuori.


Il parlamento degli impuniti

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Probabilmente per raccontare il piccolo mondo dei politici di mestiere, la parola “casta” è termine corretto e dovuto. Improprio ne è semmai l’uso. Si parla di casta, in molte sdegnate articolesse, per raccontare i denari dei deputati, certi loro privilegi (il diritto alla pensione, perdio!), le cifre degli stipendi sempre arrotondate verso l’alto e verso il lordo, i soldi per i portaborse, la barberia e la buvette a Montecitorio…
Ben vengano tagli e risparmi, ci mancherebbe. Ben venga anche un salario uguale (come a Strasburgo) per tutti i parlamentari d’Europa (e naturalmente, come a Strasburgo, con un prelievo fiscale “europeo”, che è metà di quello italiano). Ben venga il taglio delle auto blu, previste nei regolamenti come misura di sicurezza personale e trasformate, nella consuetudine, in uno jus vitalizio politicamente trasversale e irrinunciabile (a destra, al centro, a sinistra). Ben venga tutto. Ma la casta, in Italia, si manifesta in altre forme, più spregiudicate e meno scoperte dei tramezzini al bar della Camera.
Parliamo dell’impunità. Cioè di un parlamento che possiede, nei confronti delle leggi e del principio di responsabilità personale, un rapporto assai più lasco di quello che si pretende da tutti gli altri cittadini. Scoprire da una compilazione di Repubblica che 84 parlamentari in carica sono inquisiti, imputati o condannati, vuol dire riferirsi al dodici per cento della popolazione di Camera e Senato. E’ come se parlassimo di otto milioni di italiani accusati d’essere corrotti, concussi o amici dei mafiosi: nemmeno nella Repubblica Dominicana ai tempi di Trujillo! La cifra imbarazza anche se la leggiamo al netto da ogni finto moralismo. E perfino se le attribuiamo l’attenuante generica di una sovraesposizione naturale sul versante delle regole e dei comportamenti per chi si immerge ogni giorno nella battaglia politica. Insomma, accordiamo ai parlamentari un’alea di rischio personale, trattiamo con la dovuta benevolenza i loro peccati veniali: restano comunque decine di deputati e senatori accusati di essersi lasciati comprare o di aver venduto cariche e appalti, di aver trafficato con i voti della mafia e della camorra, di aver protetto o favorito incalliti criminali. Insomma, d’essere stati ben lontani da quelle virtù elementari che si pretendono, in ogni parte del mondo, da un legislatore.
In questo c’è un sentimento di casta: nel non parlarne, o nel non parlarne abbastanza, come se quei dodici per cento di onorevoli inguaiati fino al collo con la giustizia fosse solo una trascurabile corvée, un prezzo che va pagato, un dettaglio. Se non fosse una casta, l’attuale parlamento avrebbe preteso da se stesso già a causa di queste percentuali indecorose un rinnovamento profondo e immediato, andando allo scioglimento anticipato di Camera e Senato a prescindere dai numeri d’aula, dai deputati acquistati un tanto a mutuo, dai partitini prefabbricati per tenere in piedi maggioranza e legislatura. Perché il punto non è più l’assenza di una maggioranza ma l’assenza di una vis politica, di un sentimento di elementare decenza senza il quale non si ha il diritto di decidere nemmeno le quote millesimali di un condominio.
Lo scrivo proprio perché mi sento lontano dalla demagogia di Grillo, dalle sue urla generiche e inoffensive nei confronti di tutti i politici. Non tutti i politici si trovano a condividere le condizioni e le miserie di quella loro opaca minoranza, ma senza un atto politico che restituisca il Parlamento alla sua dignità, quell’opacità finisce per offuscare il destino di tutti. E per far brillare la parola casta come l’unica definizione possibile.
Il punto è dissociare quei destini, prendere strade diverse, evitare di restare sotto lo stesso tetto istituzionale con Dell’Utri, Cosentino, Cesaro, Romano, Papa, Lombardo, Berruti, Brancher, Milanese, Tedesco, Fitto, Vizzini, D’Alì… Agli stipendi dei parlamentari, se troppo alti, si pone rimedio tagliandoli. Ma all’imbarazzo di tenere in vita un Parlamento di inquisiti e di pregiudicati si pone rimedio solo sciogliendolo, andando al voto con liste che utilizzino il codice di autoregolamentazione (approvato all’unanimità da tutti i partiti la scorsa legislatura in commissione antimafia, e mai applicato) e offrendo agli italiani una legge elettorale che permetta loro finalmente di scegliersi i deputate e i senatori per nome e cognome.
Claudio Fava
Direttivo Sinistra Ecologia Libertà
Postato da Paolo Gonzaga

giovedì 21 luglio 2011

Sulla decrescita. Discutiamone. Articolo di Paolo Cento, di Sinistra Ecologia Libertà

Paolo Cento (SEL), autore dell'articolo



Decrescita, crisi economica e il vocabolario di SEL

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Nei giorni scorsi una ricerca di Diamanti pubblicata su Repubblica descriveva il nuovo vocabolario degli italiani e con grande sorpresa la parola decrescita risultava insieme a beni comuni tra la piu gettonate. Prima i referendum su acqua e nucleare e ora questa ricerca ci raccontano di un paese che di fronte alla drammatica crisi economica e sociale cerca strade, idee e anche parole capaci di rovesciare il senso comune politico ed economicista per indicare un alternativa di vita possibile. Possibile che la sinistra,anche la nostra cioè SEL, rimanga dentro la gabbia del senso comune politico ed economicista e sostanzialmente impotente e frustrata di fronte alla durezza ed iniquiita della crisi e delle conseguenti manovre economiche? Sono convinto che cambiare spartito si può introducendo ed elaborando concetti e proposte in sintonia con i referendum e il nuovo vocabolario degloi italiani.
Vogliamo cominciare a dire che la crescita economica non e’ la soluzione ma parte della crisi? Che la capacità della terra di sostenere e di assorbire i rifiuti ha raggiunto la soglia critica? Che I cambiamenti climatici conseguenza anche della competitvita economica producono ogni anno 40 milioni di profughi ambientali oltre che desertificazione da una parte e inondazioni dall’altra?La decrescita non e’ l'elogio della recessione ma la messa in campo di un alternativa praticabile subito con ricadute immediate. Pensiamo alla riforma del fisco: ma siamo cosi convinti come ci hanno spiegato i sindacati e parte rilevante del centrosinistra che l'aumento dell'iva suo consumi sia sbagliato? Se uno compra una merce non primaria che inquina e magari e’ realizzata in spregio delle norme sul lavoro perché deve avere un aliquota iva uguale a chi non consuma prodotti inquinanti ? Possiamo metterci al lavoro su una riforma ecologica del fisco che premia i consumi a basso impatto ambientale e sociale a svantaggio degli altri?
Sono convinto che SEL debba fare un grande sforzo di elaborazione e proposta se vuole candidarsi a governare senza essere subalterna a questo modello economico e accettando la sfida della crisi e del debito pubblico, che e’ anche sempre piu debito ambientale, con proposte concrete e praticabili ma dentro un orizzonte che rompa il tabu della crescita e della competitivita economica che gia troppi danni hanno fatto.
Paolo Cento
postato il 22/07/2011 da Paolo Gonzaga 

mercoledì 20 luglio 2011

Le carceri che scoppiano, gli enormi danni sociali delle leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi.









Le carceri scoppiano, nessuno sembra preoccuparsene se non il solito Pannella, che sbaglia però obiettivo: un'amnistia, con questo clima, non è proprio all'ordine del giorno, né la vita in carcere può essere migliorata con piccoli aggiustamenti nelle carceri stesse, che ormai traboccano drammaticamente! Servono modifiche ad alcune leggi come propone SEL, concentrandosi sulla Bossi-Fini e sulla Fini-Giovanardi. Oltre 73.000 carcerati in prigioni che sarebbero destinate a 43.000 (poi arbitrariamente portate a 63.000 come "massima capienza sostenibile", in realtà restano costruite per 43.000) ci dovrebbero provocare moti di indignazione e voglia di lottare per chi soffre in una cella sovraffollata, sporca e in questa stagione, caldissima. Anche perché sia Pannella sia noi dovremmo ricordare alcuni tra i motivi fondamentali che provocano questo sovraffollamento disumano, e chi sono in maggioranza i carcerati. Le risposte stanno nelle due leggi summenzionate, che hanno palesemente fallito e che fanno sì che la giustizia in Italia non possa che chiamarsi giustizia di classe: la legge Bossi-Fini sull'immigrazione e la Fini-Giovanardi sulle droghe (che é uno scandalo di cui sembrano pure essersi dimenticati tutti). Perciò in carcere oggi ci sono prevalentemente migranti e tossicodipendenti, e spesso anche semplici fumatori di hashish, con tutto il carico di inutili sofferenze umane, di tante piccole tragedie che avvengono nel silenzio, portati da questa legge criminale. Questa é la mia prefazione, e il motivo per cui ho voluto postare questo articolo pubblicato sul sito di Sinistra Ecologia Libertà < http://www.sinistraecologialiberta.it > il 15 Luglio scorso, pochi giorni fa. Consiglio, sui tragici fallimenti della Fini-Giovanardi, il Secondo Libro Bianco sulla legge stessa, A cura di Antigone, CNCA, Forum Droghe e La Società della Ragione.http://www.fuoriluogo.it/sito/home/archivio/biblioteca/dossier/il-secondo-libro-bianco-sulla-legge-fini-giovanardi/librobianco2011.pdf#more

Penso che, come indicato dal documento sottostante, (e SEL si contraddistingue per essere tra le prime realtà a rimettere in discussione l'assurda legge Fini-Giovanardi) Sinistra Ecologia Libertà debba farsi protagonista di una nuova battaglia per i diritti e contro le mafie, perché i beneficiari del proibizionismo e coloro che più guadagnano e festeggiano ad ogni stretta repressiva sono le varie associazioni criminali, 'ndrangheta in testa. L'abolizione della Fini-Giovanardi, la depenalizzazione per il consumo di cannabis e la riduzione del danno per le droghe devono essere le linee-guida a cui puntare. Mi concentro sulla parte della Fini-Giovanardi perché era davvero tanto che nessuna voce autorevole si levava contro una legge criminale. 
Basta con, la pur doverosa politica anti-mafia fatta solo dalle Procure: servono soprattutto leggi sulla depenalizzazione che vadano ad intaccare seriamente le capacità mafiose di guadagnare dal traffico di sostanze che di per sé varrebbero poco e nulla, ma che "grazie" alla proibizione e al mercato illegale vanno invece a valere anche cento volte più dell'oro, arricchendo la criminalità organizzata.
A tutto questo è ora di dire basta. 


Paolo Gonzaga 
iscritto SEL Zona 2

Emergenza carceri, SEL aderisce all’appello

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Aderiamo con determinazione e convinzione all’appello di Magistratura democratica, Ristretti Orizzonti, Antigone e Coordinamento nazionale dei Garanti dei detenuti perché la politica si decida a intervenire subito e con la dovuta drasticità sulla situazione della carceri italiane, ormai insopportabile per un Paese civile.Il Parlamento e il sistema politico tutto non possono continuare a guardare da un’altra parte fingendo di non accorgersi che i suicidi determinati dalle condizioni di invivibilità nelle carceri italiane hanno da lungo tempo superato i livelli di guardia. La drammaticità della situazione è ormai tale da rendere inevitabile il chiedersi se nel nostro Paese non sia stata reintrodotta di fatto una sorta di pena di morte.
Riteniamo fondamentale, al fine di rendere le carceri italiane degne di un Paese democratico, mettere subito in discussione una riforma tale da risolvere stabilmente il dramma del sovraffollamento delle carceri. Sappiamo che non può bastare la costruzione, pur necessaria, di nuove strutture e gli interventi, altrettanto urgenti, per ammodernare e ristrutturare quelle esistenti.
E’ indispensabile la depenalizzazione di molti reati minori, in particolare quelli legati all’uso personale di stupefacenti leggeri, e l’adozione obbligatoria delle misure alternative alla detenzione per le condanne sino ai due anni.
Non è più dilazionabile l’abrogazione delle leggi criminogene come la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini, che hanno contribuito in maniera determinante a determinare il collasso attuale. Ma non si tratta solo di cancellare: occorre allo stesso tempo varare nuove leggi, tali da capovolgere l’approccio devastante e controproducente con i quali sono stati nell’ultimo decennio affrontati sia il problema della tossicodipendenza che quello dell’immigrazione clandestina.
E’ inoltre fondamentale intervenire sulla magistratura di sorveglianza, sia per irrobustirla che per aumentarne i poteri di sorveglianza, restituendole così il ruolo fondamentale che aveva nei decenni scorsi e che oggi ha in larga misura perduto.
Concordiamo anche con tutte le altre richieste contenute nell’appello, ma ci preme particolarmente segnalare che il problema del sistema penitenziario italiano non può essere affrontato solo nei termini, pur fondamentali, delle strutture e dell’efficienza tecnica. E’ una intera cultura giuridica che deve essere ripensata restituendo valore imperativo ala norma forse più spesso trasgredita e ignorata della nostra Costituzione: quella che affida alla pena il compito non solo di punire ma anche di risocializzare i condannati.
Purtroppo è l’esatto opposto di quello che si verifica oggi nell’inferno del sistema penitenziarioe delle carceri italiane.
Il Coordinamento Nazionale di SEL

martedì 19 luglio 2011

Intervista a Nichi Vendola, L'Unità 19 Luglio 2011


Presidente Vendola, la manovra varata in fretta e con così tanti sacrifici per i ceti medio bassi non sembra efficace neppure per stabilizzare i mercati. Se l'aspettava?
«C'è una speciale vulnerabilità del nostro paese legata al giudizio che l'intero mappamondo politico dà della nostra classe di governo di centrodestra: una compagine impresentabile, che ha posto sulle spalle di Tremonti una manovra di perfetta macelleria sociale, a fronte della fuga del premier. Entrambi sono ormai prigionieri di una dimensione scandalosa che riporta alla mente, a 30 anni esatti, la visione della questione morale proposta da Enrico Berlinguer».

Sono gli scandali a indebolire l'Italia sui mercati?
«La girandola di inchieste svela la verminosità dei poteri reali. La manovra, dal canto suo, scarica su regioni e Comuni il cerino di tagli e tasse che segnano il congedo dall'età del welfare. Lo stato si ritrae dai suoi compiti fondamentali di indirizzo politico, economico e sociale, di luogo della perequazione e lascia campo libero al mercato. Lo Stato, nella visione di questa destra, si occupa solo di impedire un decente biotestamento e diventa il guardiano dei costumi privati nell'ottica di "sorvegliare e punire"».

I vincoli di bilancio europei incideranno pesantemente anche su un futuro governo di centrosinistra. Come fare fronte? Accettando quei vincoli anche a costo di sacrificare un proprio progetto di cambiamento?
«La prima cosa da fare è accorgersi che sta morendo l'Europa, che è stata ambizione e speranza e ora è ridotta a protesi notarile della volontà extrademocratica e insindacabile delle grandi istituzioni bancarie e finanziarie. Un'Europa sempre più dominata dal protagonismo delle destre antieuropeiste e dal rancore delle giovani generazioni sempre più incompatibili con il patto di stabilità. Giovani generazioni considerate dai teorici dell'austerità come un tema irrilevante rispetto ai debiti pubblici. Se è vero che il debito è una malattia, bisogna sapere anche che i farmaci liberisti rischiano di uccidere il malato. Se massacri i ceti medio-bassi, stroncando la crescita, i conti non torneranno mai. Lo devono capire i vari Tremonti d'Europa».

Dunque cosa propone per far tornare i conti e sostenere la crescita?
«L'Italia popolare e proletaria è allo stremo, non si era mai vista una stagione di così pesante regresso sociale. In Italia ci sono 150 miliardi di evasione fiscale, se c'è bisogno di pesanti manovre devono essere messe per intero sulle spalle della ricchezza, della rendita, dell'evasione. Purtroppo la rabbia sociale si riversa solo sui privilegi della "casta", invece che su questa sperequazione di tipo ottocentesco. Per questo è stato un grave errore del Pd quel voto contro l'abolizione delle province».

Pensa davvero che il voto sulle province abbia un peso così rilevante?
«C'è urgente bisogno di segnali di concretezza e di sobrietà. Rinviare sempre l'appuntamento con i tagli ai costi della politica ha generato una reazione rabbiosa tra i più poveri».

Questa onda antipolitica, alimentata anche da settori di centrosinistra, non rischia come nel 1992 di produrre una svolta populista e reazionaria?
«Sono molto preoccupato perchè, in un'Europa che ha perso ambizioni e racconto, l'antipolitica insieme alla crisi sociale può portare davvero a scorciatoie reazionarie. Se a pagare il conto sono sempre i soliti predestinati, se non c'è una netta alternativa tra le politiche economiche di destra e di sinistra, allora cresconon gli "indignatos". Il ripensamento in corso in molti partiti socialisti rispetto alla lunga subalternità al liberismo è motivo di speranza, ma rischiamo di essere fuori tempo».

Come dovrebbe reagire il centrosinistra italiano?
 «C'è una larga convergenza sul carattere classista di questa manovra, dalla Cei a molte aree moderate. C'è il giudizio chiaro di Bersani. Le vittorie alle amministrative e ai referendum però sono state subite, non si è ancora messo a fuoco lo smottamento dal basso, che è partito dai movimenti, fuori dal palazzo. Bene, la svolta è matura nella società, ora è il momento di scrivere un'agenda comune e di aprire il cantiere dell'alternativa con al centro la questione sociale e morale. Altrimenti, se la politica non sarà in grado di catalizzare la rabbia e la speranza, rischiamo che prevalgano nuovi blocchi d'ordine».

Ogni vostra proposta di cambiamento deve fare i conti i vincoli europei. Che spazio reale vede?
«Credo che esista lo spazio per ricontrattare tempi e modi per raggiungere il pareggio di bilancio. Anche Obama ha in corso un braccio di ferro con i repubblicani per innalzare il debito. Perché il patto di stabilità deve essere un totem intoccabile e le condizioni delle famiglie no?».

Come si deve muovere l'opposizione?
«L'unico modo per voltare pagina è licenziare il governo Bisignani-Milanese e andare al voto».

Come si ottiene il voto anticipato?
«Non facendo sconti a nessuno. Il centrosinistra è uno straordinario potenziale, ora servono segnali chiari: una grande manifestazione in autunno per dire che siamo in campo, una coalizione con un'anima, che vogliamo coinvolgere da protagonisti i movimenti, dalle donne ai precari. Non abbiamo tempi infiniti».

Governo istituzionale?
«Non c'è spazio per formule tecnocratiche o diversivi tipici del trasformismo».

Delle primarie non parla più?
«Non c'è bisogno che io faccia il disco rotto. Mi pare che, dopo le vittorie di Milano, Cagliari e Trieste siano ormai un patrimonio condiviso anche dai vertici del Pd».

Nella sua alternativa c'è anche l'Udc?
«Serve un chiarimento. A Casini voglio dire che di troppa furbizia si muore. L'equidistanza tra centrosinistra e Berlusconi non è più sostenibile. E neppure l'altalena tra i due poli, senza avere il coraggio di uno sforzo anche autocritico su un ciclo lungo che ha devastato la società italiano».

Propone un ultimatum a Casini?
«Non ho atteggiamenti intimidatori, ci tengo a discutere nel merito. E considero un guaio che Casini non si accorga di quanto rilevante sia stata tra i cattolici la partita sull'acqua pubblica, quasi un gesto di liberazione dall'individualismo. E ancora: si può essere impermeabili al tema dei diritti di nuovi soggetti, all'evoluzione dei costumi? Considero una vergogna vivere in un Paese senza una legge sulle coppie di fatto, non sono disponibile a una rimozione di questi temi». 

Sulla legge elettorale che opinione ha?
«Do un giudizio positivo su entrambi i referendum che puntano a smontare il Porcellum. E aspetto di capire meglio la proposta di legge del Pd, che mi pare oscura e troppo arzigogolata. Credo che, per garantire rappresentanza e coalizioni, la soluzione migliore nell'immediato sia una legge per tornare al Mattarellum, come proposto da Gustavo Zagrebelsky».

l'Unità, 19/07/2011

Postato da Paolo Gonzaga il 19 Luglio, h.15.30